5 Parole per Rovinare un Appuntamento
Dobbiamo Preoccuparci?
Da qualche tempo gira sul web una moda, un hashtag, che permette alle persone di sfoggiare una combinazione di 5 parole, a loro scelta, ritenute annientatrici della buona riuscita di un appuntamento.
La gente si sfoga, fa riferimenti a fatti provati sulla propria pelle e non si risparmia nel lavorare di fantasia.
In rete ne potete trovare di tutti i tipi: da “Mia mamma pensa che io…” a “Scusa il ritardo, dovevo cagare”.
Inevitabilmente mi sono ritrovato a fare mente locale su situazioni del genere, accadute nella realtà, tanto che, all’improvviso, la domanda mi è sorta spontanea:
Bastano davvero 5 parole per mandare a monte un appuntamento?
La mia risposta, fulminea: a quanto pare, sì. Ne bastano anche meno.
Come dimenticare, D., che alla prima uscita esordì con “A volte, la scimmietta, mi prude… altre, mi puzza”, o, C. alla seconda: “Ho fatto tardi, ma adesso l’ho scaricata tutta”.
Nulla a che vedere, comunque, con N., che poco dopo il delicatissimo gesto di sfilamento slip, fu meno delicata, citando ad alta voce e occhi spalancati il conosciuto riff di “You can leave your hat on”…
Ma visto che questo articolo vuole essere bilaterale, pure il sottoscritto si è ritrovato, certe volte, a dover fare i conti con le proprie uscite fuori programma, ai primi incontri.
Non dimenticherò mai l’irrigidimento improvviso di A., quando le dissi “Mi piace arricciare i tuoi capelli: lo facevo sempre a mia nonna”, o lo sguardo di S., quando me ne uscii con: “Da adolescente non sapevo ruttare… ma nel tempo ho imparato a scorreggiare con le ascelle”.
Insomma, tutti abbiamo scheletri nell’armadio.
E probabilmente includono anche certe uscite da fuoriclasse, che hanno rischiato di mandare (o hanno mandato) all’aria, il perfetto finale di un appuntamento.
Con il senno di poi, ci ridiamo sopra e non potrebbe che essere così. Negli anni abbiamo (o dovremmo avere) imparato a non cadere più in situazioni paradossali del genere… ma a questo punto, la mia curiosità mi spinge a voler andare a fondo della questione, portandomi a non poter fare a meno di analizzarla nello specifico.
Essendo stato da “ambe le parti” (sia un 5 words to ruin a date-man, sia una vittima di alcune 5 words to ruin a date-women) vorrei calarmi nuovamente, mentalmente, in quei panni.
Vorrei venire a capo del problema, con soluzioni funzionali. O, quantomeno, pratiche.
Ma prima trovo lecito fare una premessa: di tutte le frasi che ho letto con l’hashtag in questione, ce ne erano alcune da potenziali maniaci ed altre, di un clichè disarmante.
Le prime, passatemi il termine, “grazie al cazzo” che hanno compromesso l’appuntamento, essendo tutte affermazioni sulla riga di “Adoro il feticismo, ma collettivo” (anche se con la giusta calibrazione di chi si ha di fronte, potrebbe risultare funzionale, noi rimaniamo nella casistica comune, in cui suona abbastanza “weird”).
Le seconde, invece, solo ridicoli clichè creati da persone con poca fantasia, perlopiù gente annoiata e vogliosa di partecipare all’hashtag. Più o meno, affermazioni sullo stile di “Io tifo Inter di brutto” o “Faccio attenzione alla mia linea”.
Insomma, uscite che di certo non comprometterebbero MAI un appuntamento e che se dovesse finire male, non sarebbe di certo per queste.
Posto ciò, partiamo con il creare una situazione:
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Siamo ad un’uscita con una ragazza.
Tutto sta filando liscio, c’è connessione, intimità, giusta tensione e… Tac!
Ce ne usciamo con una frase, che le fa accapponare la pelle.
Notiamo il suo senso di disapprovazione. Lei non ci dice nulla. Iniziamo a percepire il suo distacco nei nostri confronti.
Proviamo a capire cosa stia succedendo e per farlo, iniziamo ad investire oltremodo, tentando in tutti i modi di recuperare la partita al 90esimo.
Lei si distacca sempre di più, avvertendo la nostra insistenza e… fine.
La piega presa non segue più il filone positivo di un attimo prima.
Cosa diamine abbiamo combinato?
Ce ne siamo usciti con il dire qualcosa che a lei non quadrava totalmente ma che, per noi, era naturale e spontaneo.
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Potrebbe essere stato, semplicemente: “Vivo ancora dai miei”.
Quindi abbiamo notato il suo cambio di atteggiamento e provato, maldestramente, a recuperare in tutti i modi, allontanandola ulteriormente.
Cosa possiamo trarre, da un esito del genere?
Innanzitutto:
Antennine Dritte
Dovete capire subito da che cosa provenga il suo improvviso cambio di stato emotivo. Se non capiamo cosa è stato detto di “strano”, non avremo neanche un punto da cui partire.
Punto due:
Nessuna Paura
Non dobbiamo avere nessun timore di difendere la nostra affermazione in maniera tranquilla e logica.
Se a lei non va a genio il fatto di vivere con i propri genitori, le spieghiamo il motivo di questa scelta. Ma non da farci un saggio di 500 pagine. Limitiamoci a dare una veloce ma concreta spiegazione della cosa e proseguiamo tranquillamente con il filone del nostro discorso.
Ricordiamoci che se per noi, qualcosa, è un problema, lo sarà anche per la persona che avremo di fronte…
Ora proviamo ad immaginare se fosse un problema, per lei, già in partenza (…!).
E’ inutile arrampicarsi sugli specchi nella disperata ricerca di “recuperare”. Rimaniamo calmi, senza investire al di fuori della semplice esplicazione della cosa che sembra non andare a genio al nostro interlocutore. Il tutto senza perdere valore ed evitando di agitarci a raffica.
Se volessimo vedere le cose sotto la giusta luce dei fatti, uomini o donne: non dobbiamo rendere conto a nessuno.
Quindi non ha senso eccedere nell’investire più del necessario per un qualcosa che, davvero, è solo un piccolo dosso tra vedute differenti. Infatti se venisse amplificato, magari con un goffo tentativo di spiegazione, risulterà solo compromettente.
Perciò, che si dica di vivere con i genitori, di non bere alcolici per non far crescere la pancetta o di portare il nostro gatto sul letto quando la notte tuona, rimaniamo tranquilli. Se la cosa darà fastidio a chi avremo di fronte, ce lo farà capire il suo corpo (a partire dai gesti e parole…). In tal caso, spiegheremo ragionevolmente la cosa, senza darle troppo peso.
Senza agitarci.
Non c’è nulla di cui agitarsi.
Non ha senso.
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…e se fossimo le persone indignate dall’uscita di chi abbiamo di fronte?
Onestamente trovo sia necessario vedere le cose nel loro insieme.
Per quanto un’affermazione fatta da un altro individuo possa sembrarci fuori luogo, non è il caso di troncare la situazione per un paio di parole che non “suonano bene”.
A meno che non vadano a collidere direttamente con principi morali personali, o situazioni con una certa tensione o si tramutino in offese gratuite, chiedere il perché di certe uscite ai diretti interessati e capire il principio di tali frasi per valutare (ancora meglio) nell’insieme, chi abbiamo di fronte, è totalmente lecito.
E toglie tantissimi dubbi .
Facciamoci un pensiero, se mai dovessimo ritrovarci nei panni dell’uno o dell’altro.
Un abbraccio,
Lo Staff di IN Attraction